In questo schifo di Italia

Arriva il momento, nella carriera di un blogger serio e di un onesto cittadino, in cui si deve scendere a compromesso con la realtà e scegliere tra pudore e senso civico. Perché è la Patria che glielo chiede, la Vita che glielo impone; e come può chi ha facoltà di parola restare muto innanzi al declino del mos maiorum?

Denunciare, io dico!

Condannare lo scandalo in cui viviamo!

Non basta più diffondere la notizia della scomparsa delle mezze stagioni: dobbiamo attivarci noi per primi e andarcele a cercare, consci del fatto che dalle istituzioni non ci verrà alcun aiuto.

Perché in questo paese le cose non vanno. Basti guardare il risultato delle ultime elezioni: qualcuno ha votato Grillo.
Peggio, qualcun altro ha votato Bersani.
Peggio ancora, altri hanno votato Berlusconi.
Ma ci rendiamo conto? Alcuni hanno votato! E che dire di quelli che non l’hanno fatto? Tantissimi! Chi se lo aspettava? Io no, tu nemmeno?

Il fatto davvero inspiegabile è che nulla cambia, nonostante tutte le manifestazioni, tutti gli scioperi, tutti gli appelli su Internet, tutte le condivisioni e i Mi piace su Facebook… come fa la Casta a rimanere insensibile al dolore del popolo?
Questo mi dà da riflettere: di chi è veramente la colpa?
Non sarà che anche l’indifferenza fa la sua parte? “Chi tace acconsente”: la verità è che gli italiani sono un popolo di pecore che si lascia fare di tutto. Quasi nessuno ha una precisa idea politica. Nessuno si spreca a informarsi. Molti sono andati alle urne senza sapere per chi votare. E poi ti stupisci se il Paese va in rovina. Io dico che non andremo da nessuna parte finché ci preoccuperemo più delle tasse che del nome di chi ne imporrà altre.
Perché è vero, la scelta alle elezioni non è stata molta, ma un meglio e un peggio si trovano sempre. L’importante è esercitare il diritto di voto, che se non altro autorizza a lamentarsi del governo — vuoi mettere la soddisfazione di guardare quelli che non hanno votato e dire loro che devono stare zitti perché si sono lavati le mani di tutto? Dice il Cieco: “Faber quisque fortunae suae”, che diamine. 

Ma abbandoniamo la politica, ché mette sempre un po’ di tristezza, e spostiamoci in un ambito più amichevole: la letteratura.
Negli ultimi anni il Web ha portato a galla dei blog esterofili che criticano libri e Autori d’eccellenza basandosi su un mucchio di regole ritenute infallibili. I proprietari di tali siti sono perlopiù giovani senz’altra qualifica se non i titoli che millantano di aver letto.
Com’è proprio di questo disgraziato popolo, i surfisti più impressionabili si sono subito uniti a questa corrente dissacrante, che tutto smonta e nulla costruisce. Ma quali sono i misfatti di questa banda di sconsiderati?
Per esempio la convinzione che ogni genere letterario, per non dire artistico, sia contraddistinto da canoni precisi.
La convinzione che, grazie a tali canoni, si possa stabilire oggettivamente la qualità di un’opera.
La convinzione che non sia tutta una questione di sensibilità, di gusti.
La convinzione, insomma, che l’Artista non sia libero di creare ciò che vuole nel modo che preferisce… che il Genio debba sottostare a delle sterili regole… che si debba andare incontro al lettore e dargli quello per cui paga, persino. Quest’ultimo è capitalismo nudo e crudo, signori, non so se si è capito!
Tutto ciò è disgustoso e volgare.
Chi è, in fin dei conti, il lettore? Un bifolco incapace di seguire la vera Arte e che ha bisogno di emozioni sfrenate, vuole essere continuamente colpito e affascinato e terrorizzato e orripilato (‘-ato’, insomma). Non capisce che il ruolo dell’Artista è guidarlo sulla retta via!
Io compiango gli uomini di lettere, costretti ad adeguarsi a un pubblico di lettori isvogliati — per citare Tasso — e a contaminare i loro messaggi educativi con elementi di superficialità (o Sense of Wonder, o fantastico, o meraviglioso pagano, sempre per Tasso!), così da attirare anche i più pigri.
Perché ormai le masse sono abituate a surfare sulla conoscenza, a scapito degli approfondimenti. Tutta colpa del multi-tasking e dei nuovi mezzi di comunicazione, come insegna Baricco.
Fortunatamente ci sono ancora delle isole felici che condividono il mio pensiero. Per trovarle basta ricercare con attenzione il seguente sigillo:

Ringrazio Davide Mana per avermi accordato il permesso di aggregarmi all'iniziativa (e di rubargli il banner).

Nei migliori negozi e ipermercati Mos.

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Ringrazio ancora Davide Mana per avermi accordato il permesso di aggregarmi all’iniziativa, nonché di rubargli il banner qui sopra.

5 thoughts on “In questo schifo di Italia

  1. Post di una banalità impressionante… che sarebbe poi un complimento, in queste circostanze 😀

    Ribadisco comunque che non c’era bisogno di chiedere permessi né di farseli accordare.
    Nel settore della blogsfera che io frequento di solito, al di là della comune cortesia fra predatori, non ci servono patacche, attestati o permessi 😉

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  2. Questo articolo è strepitoso e attuale. Ti chiedi perché gli italiani hanno votato ancora i vecchi? Mia sorella dopo le elezioni, disse che aveva votato Bersani perché era meno peggio di Berlusconi. Non cambieremo nemmeno tra 150 anni.
    A proposito del secondo argomento dell’articolo, i libri belli sono considerati brutti e quelli brutti, belli! Questo paradosso regge e reggerà ancora, temo.

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    • Io spero che tra 150 anni l’Italia non esisterà più come stato unico e indipendente.
      Sui libri direi che quelli brutti sono considerati belli e quelli belli non sono considerati affatto. Confido ancora nel fatto che molti sappiano riconoscere la bellezza quando la trovano, anche se probabilmente esagero. 🙂

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